L'uscita dalla recessione sarà lenta, faticosa. Ma la ripresa, sia pure timidamente, è cominciata. Ora si pone il problema di orientarla, di fare in modo che la sua velocità aumenti e di approfittare dell'occasione per ottenere dei cambiamenti strutturali. Per mettere fine a quel maledetto handicap che l'Italia si trascina dietro: una crescita troppo bassa.
Le risorse non mancano. Il lavoro c'è, qualificato e non qualificato, grazie anche al massiccio afflusso di immigrati. I capitali pure, con una propensione al risparmio e una ricchezza accumulata che non hanno pari al mondo. C'è anche un tessuto imprenditoriale diffuso, spesso capace di adattarsi autonomamente ai cambiamenti dello scenario globale.
È lecito tuttavia chiedersi chi guiderà questa complicata fase. La crisi ha modificato gli equilibri del potere tra politica, imprese, banche, autorità indipendenti, sindacati. Ma dove bisogna cercare le idee, un progetto per guardare avanti con fiducia?
È vero che in tutto il mondo, come accade sempre nei periodi di maggiore tensione, i governi hanno riconquistato spazio e legittimazione. L'Italia non fa eccezione anche se l'esecutivo in carica, pur sostenuto da una consistente maggioranza parlamentare, deve fare i conti con le dimensioni del debito pubblico e con le bizze della coalizione che lo appoggia.
Le banche hanno tenuto. Merito anche delle fondazioni, che si sono confermate azioniste solide e affidabili. Adesso hanno ripreso a fare profitti sebbene il "ciclo delle sofferenze" sia solo all'inizio. E sono sempre loro a far girare i soldi nell'economia. Ma il potere dei banchieri si è logorato, la loro immmagine di "invincibili" si è appannata.
Le imprese sono alle prese con una sorta di sdoppiamento della personalità. Le grandi imprese private sono sempre meno e sempre più proiettate all'estero, a cominciare dalla Fiat. Le altre sono pubbliche e operano in gran parte secondo logiche diverse. È sulle medie e sulle piccole, prive di sostegni pubblici se si eccettuano gli ammortizzatori sociali, che si è scaricato il costo dell'aggiustamento.
Il Sole 24 Ore cercherà, con le puntate di un'inchiesta che prende il via oggi, di capire come si è mosso con la crisi il pendolo del potere e dove bisogna cercare le idee, il progetto vincente per uscire dalla recessione non arrancando, ma guardando l'orizzonte a testa alta.